La letterina di Natale

Questa mania che ogni anno prende, in prossimità del Natale, di scrivere lettere, a Gesù, a Babbo Natale, a mamma e papà, è confortante, ed è una forma per incoraggiarsi,  prendersi cura di se stessi attraverso richieste varie, riflessioni, considerazioni. Ogni anno ci piace scrivere lettere a interlocutori vari soprattutto a Gesù, come se potesse darci la certezza che quello che chiediamo venga preso in considerazione. E così abbiamo educato anche i piccoli a questa  tradizione, vista come un piacevole obbligo soprattutto a mamma e papà che, come due angeli custodi,  vengono ad aiutarci.
Ci sono bambini che lo fanno con una serietà spiazzante, facendoci poi vergognare di non credere ai loro piccoli scritti. Dentro c'è di tutto: dai giocattoli agli abbracci, dal cibo alla cancelleria. Nella loro spontaneità i bambini sono anche efficienti, risoluti, chiari, contrariamente alla lettera di un adulto che risulta ipocrita o superficiale. 
A me piacerebbe scrivermi una lettera, sì, a me medesima, per dirmi tutte quelle cose che mi dico da sola, tra me e me e proprio per dirle tra me e me a volte le prendo per poco importanti. 
Cosa dovrei scriverci in questa lettera? Be' per prima cosa ricordarmi che è passato un altro anno e diciamoci la verità, si invecchia, ma questo preoccupa fino a un certo punto...anzi no, questa è la cosa che preoccupa di più, cambiare, trasformarsi e non avere più lo stesso aspetto. Mi auguro che con l'aspetto cambi anche la frenesia del fare le cose. Cosa sarebbe cambiare fisicamente e ritrovarsi con una forza sempre più grande nel fare? Ma d'altra parte non possiamo augurarci di essere meno efficienti, anzi, vogliamo mantenerci sempre in forze. Credo sia bello anche lasciarsi andare ai nostri momenti no, alla nostra stanchezza, alla nostra crescita interiore. Sono sicura però che la nostra anima ringiovanisca col tempo contrariamente al fisico, e questo è il vero problema. Con l'esperienza ci gestiamo meglio, sappiamo cosa vogliamo, e siamo più attenti. Poi vorrei dirmi di prendermi più tempo per me stessa. Credo che le nostre giornate debbano avere momenti di riposo come altri di riflessione. Oltre al fare c'è anche il riposare, ma nella nostra cultura, soprattutto meridionale, il piacere è all'ultimo gradino. Mia madre, quando mi vedeva seduta, magari a riflettere con un libro in mano, tra la lettura di una pagina e l'altra, mi diceva sempre che non dovevo stare con le mani in mano. Ma io non ero a perdere tempo, stavo lì a riflettere, e siccome lei non amava leggere, quando ero assorta nelle mie letture, credeva che non stessi facendo nulla. A volte le mamme ci mettono strane idee in testa e ora è colpa sua se mi rimbomba sempre nella mente questa frase che mi induce a fare una cosa dopo l'altra senza mai fermarmi. Così non mi ascolto, nella stanchezza come nella voglia di fare quello che più amo, sono eternamente alle prese con qualcosa.
Ancora mi vorrei dire di dare più spazio alle mie passioni, sì, e fare in modo che non vengano dopo tutto il resto. Non si è capito che il lavoro assorbe le nostre energie e non ce ne lascia per altro. Nessuno  tiene conto di questo e le passioni a volte dobbiamo rubarcele, come se fosse una debolezza fare quello che amiamo. Le passioni non sono meno importanti del lavoro e da questo momento in poi saranno per me  una priorità. E che sia una letterina valida per tutto l'anno e non solo in occasione del Natale.

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