Da quando abbiamo tutta questa
tecnologia a disposizione, crediamo di essere delle divinità. Crediamo! Vuoi
dire qualcosa a qualcuno? Basta un messaggio, nella sua bella nuvoletta bianca.
Agli amici? Basta whatsapp. Vuoi raggiungere un’istituzione, una persona? Basta
scriverle un’e-mail. Ma la tecnologia non ci preserva dalle delusioni, dalla
maleducazione, dalla cattiveria.
Con la comunicazione più celere,
aumentano anche le possibilità di
aggirare i problemi e gestire le relazioni mettendo fuori il peggio di noi
quando facciamo sfoggio della maleducazione. Può succedere che, inviando un
messaggio non si riceva risposta, che a una telefonata non si ottenga riscontro,
nemmeno nei giorni successivi. Sulle
prime pensi che il destinatario abbia bisogno di tempo per riflettere. Poi ti
rendi conto che quella che tu avevi preso per riflessione non è altro che
menefreghismo. Oggi che viviamo col
telefonino relegato praticamente nel
palmo della mano, non è credibile che un messaggio passi inosservato o una
notifica venga meno o anche una telefonata non sia memorizzata. Sappiamo in
tempo reale cosa fanno i figli, il marito, la moglie, gli amici e poi lasciamo
in stand by un messaggio per giorni, conoscendone la provenienza e il motivo, dilungando
il tempo di risposta quando forse abbiamo già deciso di non prenderlo proprio
in considerazione. Sarebbe meglio a questo punto chiarire il pensiero, le intenzioni.
Ma no! Si tergiversa producendo effetti contraddittori. Ma la buona educazione
dice che prima o poi devi scusarti o dare delle risposte se trovi quel numero
più volte nel tuo telefono. Risposte che non arrivano per mesi, e non parliamo
di fidanzati che si lasciano, ma da persone che hanno in mano un mandato per
fare un nostro interesse, o salvaguardare una posizione, o prendere iniziative
per qualcosa. Dopo mesi di silenzio totale, capisci che quella persona è proprio
quello che pensavi di lei mentre aspettavi la risposta e cominci a vederla
sotto una luce diversa e a capire più di quello che c’era da capire. Spesso in
gioco ci sono sentimenti che ritornano, situazioni che si vogliono ricambiare,
paure e comportamenti non chiari, illazioni su fini e motivazioni, ma unito a
questi anche il piacere puro di ledere quella persona che crede in noi. A volte
le persone che ci colpiscono sono proprio quelle che apparentemente non ne
avrebbero motivo, e invece ne hanno a nostra insaputa. C’è anche un delirio da
onnipotenza in chi si vede cercato più volte da una persona. E lasciare il
telefonino squillare senza rispondere o relegare il messaggio in archivio
quando non lo si cancella, deve essere una frustrazione o un rafforzare il
sentimento malsano che si prova per il seccatore. Su di una cosa non si
transige: a una telefonata bisogna rispondere così come a un messaggio. Chi
decide di non farlo, forse si serve di una strategia per risolvere una
questione personale, o non ha il coraggio di dire cosa pensa, o forse alla
bella faccia che pone davanti, segue una cattiva opinione dietro. E poi c’è
sempre pronta la giustificazione: se è una cosa importante, richiama! Ci sono
quelli che non rispondono mai per abitudine, come la pubblicità che alla fine
diceva:” L’uomo che non ha bisogno di chiedere!” Queste persone credo siano,
oltre che maleducate, anche superbe e tutto sommato è un bene non averci a che
fare. Si autoeliminano da sole. Stando così le cose, la tecnologia aumenta le
animosità, le antipatie, i pregiudizi e scopre quelle persone che in altri
casi non si sarebbero mai rivelate così
bene. Questo aumento di interconnessioni dà il peggio di noi. Con la
messaggistica nascono equivoci, vengono fuori illazioni, si azzardano giudizi,
si sminuisce la persona o la si sopravvaluta. La tecnologia ha messo in luce la
nostra miseria, la pochezza e l’inciviltà, amplificando le questioni. Quando
vogliamo comunicare con una persona, sarebbe meglio scriverle una lettera, di
quelle di una volta, con una calligrafia da amanuense, anche questo è un importante
segno di rispetto. La lettera la leggi, la
rileggi, la correggi e ti rendi conto se realmente sono le cose che vuoi
dire. E’ un documento che resta e non puoi eluderlo. E poi alla fine la firmi,
sicuro di quello che hai detto, senza possibilità di ritrattare come accade per
i messaggi. Si eviterebbero situazioni spiacevoli che nascono dalla facilità di
“inviare” con un click parole che a volte si dicono ma che non ci rappresentano per niente. Si
dovrebbe trattare la messaggistica con la stessa cura ed educazione di una lettera.
Abbiamo l’arroganza di pensare che
negandoci ci difendiamo dal non dover dare spiegazioni o motivare il nostro
atteggiamento. A volte è una voluta strategia per lasciar trapelare, indirettamente, il nostro
pensiero proprio evitando di scriverlo. La
tecnologia ha accentuato i nostri lati peggiori, amplificato i nostri difetti,
compresa l’ incapacità di mediazione, e che tutto sommato sono quelli che
avevamo anche prima dell’avvento della tecnologia solo che era più difficile scoprirli.
Oggi siamo senza difese, senza scuse, troppo monitorati per contenere il nostro
pensiero. Esso emerge anche quando non agiamo, e soprattutto quando ci neghiamo
attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione. La persona, non vedendosi
recapitare una risposta, fa bene a bandire l’altra dal giro di amicizie. Questo
è diventato un atteggiamento molto frequente
mettendo in discussione le nostre amicizie, che si rivelano spesso fragili
e opportunistiche. E non è nemmeno plausibile il discorso di avere troppi impegni
visto che la tecnologia dovrebbe far guadagnare tempo. Anche il silenzio è una risposta
che, procurando ansia, esercita una
forma di violenza. D’altra parte si vede che a sua volta, la persona abituata a
gestire la comunicazione in questo modo, avrà subito lo stesso trattamento da farne un suo costume. Ma anziché arrovellarci il
cervello alla ricerca della motivazione per la mancata risposta, o mancata
chiamata, meglio scaricare le persone di tal genere.
E non vale nemmeno la pena
ritornarci su con spiegazioni, tanto non se ne caverebbe un ragno dal buco, ma
solo scuse e pretesti. Il modo di trattare con loro è rendergli pan per
focaccia e ricordarsene quando accadrà sicuramente di stare loro dall’altro lato
del telefono. In questo caso ricorderanno.
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