“Scutulum” in latino sta per piccolo
scudo, ma la Punta è un baluardo roccioso che fa da parete divisoria tra Meta e
Vico. Per un errore di trascrizione finì per diventare Scutari, ma per quanto
sia importante il nome, a noi interessa questo pezzo di roccia che è un punto
di riferimento e confine di Vico. Risalta non solo per l’altezza, ma per il
colore che cambia in base al tempo. Potremmo
quasi chiedere di aggiungere alla tavolozza del pittore il beige Scutolo, dopo
il terra di Siena, il verde veronese…Come si fa a definire il suo colore se ne
cambia uno a stagione e nella stessa stagione, ogni giorno e parte di giorno.
Quelle striature, che la
solcano in altezza, rendono il tratto di
mare intorno di un verde scuro e intenso, facendone un punto di incontro felice
tra acqua, vegetazione e terra. Fortunatamente la sua posizione, come l’imponenza,
ha dissuaso gli animi dal voler rendere questo luogo da naturale ad antropico.
Le quattro case sulla groppa sono privilegiate, godono di uno spettacolo unico. Ho potuto
apprezzare la bella vista da “Villa Scutolo”, Bed and Breakfast rinomato dove i
clienti, se ci andassero solo per questo, potrebbero ritenersi fortunati. Qui è
come stare alle porte del Paradiso dove si fanno sonni e sogni da principi. Lì, sulla terrazza ho visto una Vico unica nei suoi colori migliori, nelle
proporzioni giuste di terra e di mare, col porto, le case sulle colline fino a
raggiungere le falde del Faito. Da lassù
mi sono sentita un ciclope e con le braccia enormi potevo spostare le case,
aggiustare ciuffetti di siepi,
posizionare un palazzo, ripulire qualche
pezzo di roccia. Vico era tutta lì raccolta. Affacciandomi dalla
terrazza a strapiombo, ho visto la scogliera in un mare verde per i riflessi della vegetazione e tutto
attorno corone di ombre marroni su cui si infrangevano flutti scherzosi, ricchi
di spuma. Solo il vento, col suo suono, lancia sibili come voci venute da
lontano, scompigliando i capelli e scuotendo le poche chiome di alberi sospese
nel vuoto con le radici attaccate alle pareti. Altro che scudo, un asteroide planato
al suolo, solido, ben interrato che fa da faro. Con la sua posizione vigile,
ben sporta in mezzo al mare, ripara dai
venti Vico e raccoglie Meta dall’altro lato. Girarci intorno con la barca fa un
grande effetto, e quando si giunge al suo cospetto si è portati ad alzare lo sguardo fino a
raggiungere gli alberi e quelle case appoggiate sul ciglio. Da questa posizione
si possono vedere i segni che il mare lascia quando graffia la roccia con la
sua azione corrosiva nel gioco di alta e bassa marea. Così come i venti che, avvolgendola
come un mantello, raschiano la superficie dando vita a quel colore biancastro
che va dal grigio perla al bianco titanio, come il colore del sale. Ai suoi
piedi, grotte e incavi, anfratti e curiose tane. Se poi si ci sposta appena
sotto la sua testa, nella cava, a pochi metri dalla punta, si ha un’altra
visuale, forse la più cupa. Qui, alzando lo sguardo, si ha come l’impressione
di una grande onda che cavalca sulla nostra testa, la cui cresta porta quelle
quattro case come sospese, appoggiate su batuffoli di verde. Ma il palcoscenico
della cava è preso da loro: i gabbiani, che vagano alla ricerca del proprio nido
nella roccia dove vanno a spegnere i loro stridori. Trasferiscono all’aria la
loro tristezza quando devono atterrare, mentre sentono addosso ancora tutta la
libertà dei loro voli sul mare. Così è la vita, dietro ad ogni libertà si
nasconde sempre un sacrificio. Se non avessero la terra cui riparare dopo le traversate, non
potrebbero resistere, né dare all’aria i loro voli, più di ogni altro, segno di
libertà. Nella cava scopri che Punta Scutolo è un parco, un luogo fatto di
tante scene, paesaggi, colori, profumi. Il colore della parete sbiadisce, come
se la roccia vomitasse acqua per l’umidità che aumenta al calar della sera, insieme
all’ombra e al silenzio. Il meglio di sé Punta Scutolo lo dà nelle foto, dalle
quali emergono le case, si distinguono gli alberi, la roccia luminosa e
quella casina rossa ai suoi piedi che
ormai è diventata un logo inconfondibile. Lei fa da sipario al sole, quando
cala e si nasconde nei suoi anfratti buttando in acqua l’oro, tutto insieme,
dei suoi raggi. A volte la roccia è di colore rosa, altre, un chiaro beige, e
poi paglino, altre ancora un dorato lucido e poi verde cupo, un colore per ogni
riflesso del mare e del sole. In questa stagione si veste di colori vivi,
raddoppiano gli effetti, come gli echi e i silenzi. Avvolta nei tramonti, nella
sua veste serale, semplicemente la si ammira sotto il suo effetto benefico di
serenità. E accade di ammirarla così tante volte che è diventata come una donna
da palcoscenico su cui l’occhio non può fare a meno di cadere. Con tanti
scorci e panorami, la macchina
fotografica gira sempre in quella direzione e per tante foto che le scattano,
tante emozioni riporta. Che sarebbe Vico senza la sua Punta, senza quel faro
che è più di una guardia, più di una parete, più di un’altura, più di una collina!
Punta Scutolo è il luogo del mito e
delle fiabe e, vederla, rasserena gli animi oltre ad allietare la vista e a
fornire ispirazioni e pretesti per creare.
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