L’affermazione è del
ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti
sulla questione sacchetti per frutta e verdura che da gennaio si pagano visto che saranno
biodegradabili. L’applicazione della procedura era prevista da tempo ma solo
ora è stata applicata. Un modo per adeguarsi alla normativa UE e uniformarsi
alla disciplina degli altri sacchetti, quelli oltre i 50 micron, che usiamo per
la spesa. Alla notizia c’è stata un moto di avversione dovuta al fatto che il
Capodanno ha visto l’aumento di altre tariffe oltre questa. Adesso c’è il
rischio di pagarla due volte, visto che le bilance hanno incorporato il peso e
il costo. D’altra parte rendendola visibile sullo scontrino, forse avremo maggiore consapevolezza di come vanno
gestiti i sacchetti che molto spesso buttiamo nella spazzatura, quando
proliferano nei nostri sgabuzzini e credenze. Se serve a prendere atto che
stiamo uccidendo il nostro pianeta, soprattutto l’acqua del mare, dove la
plastica ha reso difficile la vita dei pesci, che ben venga! Ma da noi gli affari
si vestono di necessità. Così per i farmaci, i libri scolastici, e tante altre
cose che si prestano ai giri d’affari. L’affare numero uno è lo smaltimento dei rifiuti, una volta era il petrolio, ora saranno proprio
questi ultimi a prenderne il posto. Un sacchetto, che sarà un sacchetto da
pagare! In Italia tassare è l’attività più legale che esista. Intanto va da sé
che dovremmo avere cura dei sacchetti e non buttare tutto quello che passa tra
le nostre mani. Quante volte arriviamo a casa con buste della spesa e
puntualmente le buttiamo via. Negli anni 60, fino agli anni 80, il sacchetto era
costituito da una borsa a uncinetto di rafia colorata a maglia larga. Quando la si riempiva, si allargava prendendo la forma
delle cose e bastava a contenere tutta la spesa. Oggi facciamo uno sciupio di
carta e plastica, per questo sarebbe meglio avere diversi tipi di borse per
quanti usi dobbiamo farne. Ne immagino una
di tela per il pane, colore neutro, capiente con manici di stoffa, con scritta
su o disegno. Per la spesa di salumeria ne basta una resistente, ben foderata di
colore tenue in modo da abbinarsi agli abiti che indossiamo. Per il pesce serve
farne una con quegli impermeabili che si
usano come soprabiti fuori uso, con applicazione di pesci da non confondere con
altre. Poi resta quella per l’abbigliamento, che potrebbe risolversi con un
piccolo trolley scorrevole in cui mettere gli acquisti. Sarebbe una vittoria
per tutti. Ad ogni acquisto il
contenitore giusto. Potremmo sistemarle proprio in quello spazio dello sgabuzzino
relegato alle pile di buste inutilizzabili. Una volta logore, provvederemmo a sostituirle
con altre nuove. Sarebbe un bel coraggio affrontare un problema ambientale
cominciando a riciclare quello che
abbiamo. Sarebbe ora che ne prendessimo atto da soli, nelle nostre case, tra le
nostre cose che sono infinite rispetto a quelle che usiamo. E poi, tra la
plastica che copre ogni nostro spazio e rifiuti di ogni genere che non si
smaltiscono in tempo, anche il costo di un sacchetto micron risulta un controsenso.
I sacchetti, anche quelli biodegradabili,
andrebbero banditi e al loro posto solo borse di materiale naturale o
facilmente reperibile e non pericoloso per l’ambiente. Se fossimo così bravi a
risolvere il problema, sono sicura che si
troverebbe un altro modo per indurci ad altro pagamento , dicendo forse che la
spesa necessita di buste pulite ogni volte o che non è permesso portarsi le borse
da casa. E’ nostro costume essere
avvezzi alle novità senza esserne informati anzitempo. La politica deve
prefiggersi programmi con soluzioni idonee e non a caso. Oggi l’astuzia della
volpe di cui parlava Machiavelli nel suo Principe,
che tanta scuola ha fatto alla nostra classe politica, non basta più. Si
chiedono soluzioni durature. L’elettore cerca questo e non altro. Oltre alla
politica, ci vuole una coscienza
collettiva che non deve attendere solo le normative o infrangere le regole. Scuotere
gli animi a riconoscere un problema facendo pagare la busta, sembra l’unico
modo di rapportarsi con l’utenza e l’utenza capisce bene solo quando mette mano
alla tasca.
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