La collana di Venere




C’è una ruga sul mio collo, la cosiddetta collana di Venere, chissà 
perché riportata a Venere, dea della bellezza, se segna  il collo in orizzontale, in modo leggero ma visibile. Una ruga è una storia e la mia è frutto di una leggera inclinazione che ho sempre avuto reclinando il capo in basso  verso destra. Sta di fatto che da quando l’ho vista e ho capito il motivo per cui era lì, ho cominciato ad alzare il mento e la testa, ad avere una posizione dritta, sempre su.

Ma questa posizione è di chi crede di avere il mondo in mano. Alla mia età me lo posso anche permettere, se non altro per l’esperienza, ma devo convenire che non è mio costume, non per insicurezza, ma non mi ci vedo in giro a camminare come una giraffa in nome della ruga comparsa. La nostra fisiognomica mostra quello che siamo e che proviamo. Ora, vorrei provare a  camminare a testa alta, lo faccio per la ruga e non certamente per indole superba. Chi mi vede penserà ad una mia eccessiva sicurezza che devo dire è inversamente proporzionale al passare degli anni. Col tempo ci conosciamo meglio e ci sono più elementi di noi che non ci piacciono, e diventiamo con noi stessi ipercritici. L’esperienza  non basta a darci la sicurezza. Incombe sempre qualche spina che ne indebolisce la trama, che sia un pensiero, un fatto, un timore. La sicurezza si acquisisce continuamente,  è qualcosa sempre in divenire. La preoccupazione della ruga è un colpo alla vanità che fa i conti col tempo che passa. Ed è la stessa vanità a ricadere sulla riflessione e a farmi dire che le rughe sono vita, e forse la nostra parte buona. Noi le temiamo poichè rappresentano la lenta decadenza del nostro corpo, ma per formarsi si sono adoperate al massimo. Temo molto di più i volti di sfinge di chi non si è sforzato a produrre alcuna ruga. A questo punto le chiamerei elementi di generosità per aver plasmato quello che siamo oggi. Ma non dobbiamo credere che esse non possano ancora scavare formandosene altre, che la nostra generosità abbia raggiunto il culmine. Anche al meglio non c’è mai fine.



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