Quanto sono importanti le tradizioni?

 



La parola tradizione dal latino traditio - onis, derivante a sua volta dal verbo tradere, significa appunto trasmettere oralmente e per iscritto, tramandare, riportare usi, costumi, testimonianze da una generazione all’altra. Il passaggio di ogni consegna è suscettibile di cambiamento, sia esso in perdita o novità, ma conserverà pur sempre la memoria di ciò che è stato. L’abitudine, per quanto possa sembrare fredda, rimanda alle nostre radici, un passato che fa parte di noi. Le nuove generazioni, pur lontane da quelle precedenti, apprezzano il ricordo delle usanze dei padri e dei nonni, un modo per sentirsi parte integrante di una famiglia, una comunità, un paese. Il periodo di Avvento richiama fortemente le tradizioni. Ogni anno si ripercorre ciò che è stato fatto l’anno precedente e quelli primi ancora: momenti vissuti in sintonia con gli altri, per il piacere di stare insieme con ritrovi, feste, riunioni di famiglia, che il Covid ha cercato di portarci via. I giovani non disdegnano le tradizioni e amano essere accompagnati nei sentieri del passato dai propri cari. E’ come tornare al loro nido e rimisurarne gli spazi, i cambiamenti, ciò che resta di una volta.

Se la mamma prepara la minestra a Natale, la farà per il resto della sua vita in quel giorno. Se il papà compra i botti, senza mai aver sparato, continuerà a comprarli per non venire meno a quell’impegno, davanti al quale non arretra. Perché continui a fare dolci se nessuno li può mangiare, ad addobbare un albero così grande se in casa siamo in due, a cucinare un pasto luculliano se poi resta per una settimana, comprare regali senza nemmeno conoscere i gusti delle persone? A tutte queste domande si risponderà sempre: per devozione, che implicitamente significa per tradizione. Il messaggio che si trasmette con le tradizioni è che i momenti vissuti insieme sono un’eredità senza prezzo. Siamo ciò che hanno fatto prima di noi le mamme, nonne, antenate. Così hanno fatto i nonni, gli avi, da diverse generazioni e non ci si può esimere dal tramandare questa testimonianza ai giovani. Ne hanno bisogno. Nel periodo natalizio ci si fa in quattro per dare agli altri la festa attesa e non deluderli, farli sentire allo stesso posto di sempre. E se qualcosa sembrerà diverso, si comincerà a dire: però l’anno scorso questo non lo abbiamo fatto, quest’altro non è stato preso in considerazione, il presepe lo abbiamo spostato, l’albero era più grande, i regali erano a tema… Troviamo subito le differenze, per evidenziare cosa è cambiato e quanto ci siamo allontanati da quella consuetudine, pronti a rimproverarci della nostra infedeltà rispetto al passato. Qualche volta che siamo stati tentati di tralasciare ogni uso precedente, ci siamo sentiti orfani e fuori da ciò che facevamo. Non siamo soddisfatti se non ripercorriamo pedissequamente azioni che hanno prodotto determinate emozioni e che non potremmo ricevere altrimenti. Ogni anno ritornano i ricordi come una sorta di resoconto: mancano all’appello familiari, ci sono nuovi nati, sono cambiati fatti e situazioni ma non rinunciamo a voler celebrare le nostre tradizioni, secondo un copione di generazioni, nelle quali ci riconosciamo, segno della nostra identità.

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