Nella mia vita ho imparato molto
dai silenzi che gli altri mi hanno inflitto, da sempre, sin da bambina. Ne esce la vera personalità di chi
te lo impone, si rivela a te meglio di qualsiasi altro discorso, emerge tutto
il suo spessore umano. E’ vero, come diceva Cicerone, che è una delle grandi arti
della conversazione, ma è eloquente solo quando è stato già detto tutto, quando
non c’è alcun bisogno di parole. Molto spesso è un silenzio vigliacco, tanto
più se arriva inaspettatamente. Non resta che riempirlo con le tue parole, le
tue risposte, con quello che provi.
Arriva proprio quando ci vorrebbe una spiegazione, quando hai bisogno di chiarezza. Molti lo infliggono come una punizione, ma non sanno che comprendi il loro taciuto proprio per aver conosciuto molte persone che, come loro, hanno adottano la stessa strategia. Non sempre il silenzio funziona, può complicare le cose, ingigantirle o sottovalutarle. Trovo molto più intelligente chiarirsi che zittire. Molto facile lasciare agli altri qualsiasi conclusione pur di evitare il confronto. E non è vero che queste persone siano timide o non lo sappiano fare. Il loro intento è lasciarti al buio, come quando spegni un interruttore.
La maggior parte delle volte li ho dovuti riempire io, ho dovuto capire, comprendere, soprassedere, ma poi arriva il momento che non ti frega più niente.
Arrivano anche se hai
parlato molto, hai dato molte spiegazioni, volevi che gli altri capissero e
invece dall’altro lato non c’era la stessa visione. Così impari che chi ti impone il silenzio, è indifferente, e non resta altro che cancellarli, come
quando pulisci una lavagna. Il silenzio è d’oro quando dentro ci sono tutte le
spiegazioni e le sfumature possibili di un discorso già fatto.
Nei silenzi che avrebbero
bisogno di chiarimenti, c’è una debolezza d’intenti, un egoismo di fondo, un
abbandonare il campo, una piccola personalità , soprattutto, poco di quello si credeva ci fosse. Queste persone non possono fregarsene
di ciò che attendi se al centro dell’universo ci sono solo loro.
E non si capisce mai così bene come quando ti mettono in stand by. Ci vedo una prepotenza, una
cattiveria, un atteggiamento mafioso, come diceva Di Pietro, che abbassa ogni
valore umano.
Te lo impongono quando non
sono d’accordo con te, quando credono di essere stati offesi ma non s’impegnano
a conoscere nemmeno le motivazioni del tuo agire, quando pensano di stare nel giusto, quando
non vedono oltre il loro naso, quando non danno spazio al prossimo, quando sono convinti di avere le rivelazioni del mondo che non puoi capire. E' un modo di agire senza distinzione tra familiari, amici,
conoscenti. Troviamo quasi vergognoso parlare a quattrocchi, come se spiegarsi
fosse più indegno del silenzio. E così cadono dietro di me tutti quelli che lo
adottano. L’insegnamento che danno è che prima credevi in cose che ti eri creata solo in
mente, o vedevi solo tu. Il silenzio ti parla anche della visione dell'altro, seppur implicitamente.
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