Domenica in cucina

 

                                                            



La domenica mattina, soprattutto di questi tempi, quando l'aria comincia  a raffreddarsi, il sole è più pallido e il silenzio avvolge la casa, mi piace fare colazione con calma. E mentre sorseggio il caffè, ascolto musica, guardo qualche spezzone di film, leggo le notizie del giorno.

Ma il cuore delle mie domeniche è la cucina. Ed è una vita che la domenica la vivo in cucina. Una volta come figlia ora come padrona di casa. Ho l'onere di decidere il pranzo, scegliendo piatti che piacciano a tutti. Così condivido le idee in merito per sapere cosa ne pensano gli altri e non manca, in questa fase, qualche battibecco sulla scelta del menù. Intanto c'è chi si sveglia e scompare, chi si alza a mezzogiorno e mi rimprovera di averlo svegliato con un rumore di pentole e coperchi a sbattere su tutti i fronti.

Impastare per me è quasi una cosa naturale. Che siano gnocchi, crepes, tagliatelle, pasta fatta a mano va sempre bene. La farina non manca mai a casa mia e mettere le mani in pasta attiva la parte più creativa di me. Mi copro con un ampio grembiule, raccolgo i capelli, predispongo tutto l'occorrente intorno. Una volta deciso il menù, c'è sempre qualcuno che mi chiede perché e per come abbia deciso così. Poi aggiungono che lavoro troppo, cominciano col dire che bastava un po' di pasta e una fetta di carne. Non solo mi metto al lavoro, devo anche sentire tutti questi convenevoli che non fanno altro che innervosirmi. Nessuno che dica:"Brava, desideravo proprio queste tagliatelle", oppure:"Gli gnocchi? Da quanto tempo, ottima scelta!" Più il pranzo si fa elaborato più aumentano le critiche:"Sei la solita esagerata!" Oppure:"Non ne potevi fare a meno?" Immaginate di lavorare con questi detrattori intorni mentre siete intenti a pesare la farina, sbattere le uova o scaldare le patate. 

E anche col piatto a tavola sono capaci di dire:" Ma non te la potevi risparmiare questa fatica? Li andavamo a comprare. Sei una masochista!"

La cosa più insopportabile è quando mi dicono, pochi minuti prima di mettersi a tavola, che non mangiano il primo, e qui la mia pazienza finisce. Questa è una storia da anni e io non sento più ragioni, accendo la musica e preparo senza ascoltare più nessuno.

Ogni donna trasferisce il proprio vissuto di quand'era piccola nella vita da adulta e  cucinare per me è sempre stato qualcosa di creativo sin da bambina. Certe immagini e ricordi restano dentro e si ripetono anche nelle epoche successive. A questo si aggiunge il carattere e allora non bastano gli gnocchi, ci vuole, oltre al secondo, anche il dolce e parte una torta di mele, un contorno elaborato, un piatto che non puoi fare negli altri giorni.

La domenica, per me, ha il sapore del piacere di preparare il pranzo per la famiglia dando al cibo un valore affettivo; della meditazione accanto ai fornelli, con i fuochi accesi, la musica, le pentole che gorgogliano, i profumi che invadono le altre stanze, mentre preparo tutto con cura.

E resto ai fornelli fino al pomeriggio inoltrato. Una volta cucinato bisogna pulire in modo approfondito, soprattutto se si è lavorato con la farina che si infiltra in ogni fessura, imbiancando come la neve. Dopo pranzo il divano accoglie le sieste di chi deve digerire, mentre continuo senza sosta a fare pulizie. Ai fornelli mi arrivano le più belle immagini, pensieri, ricordi, storie, come se cucinare fosse un'attività distensiva e non stancante. 

Tra le altre cose giro per il terrazzo a pulire i vasi, organizzo la lavatrice, ordino il bucato ritirato, lavo a mano, metto in ordine la casa. A questo punto la giornata è finita e sono anche stanca. La serata la riservo per le mie attività: scrittura, lettura, correzioni, qualche film.  

Appena scattano le ore 20.00 in punto, qualcuno comincia s stendere di nuovo la tovaglia per la cena. Poi si affacciano nello studio, dove mi rintano, per chiedermi se devono apparecchiare anche per me. Dopo due secondi hanno già tirato fuori l'impossibile dal forno, dal frigo, dalla dispensa: la parmigiana, la pasta al forno, il dolce e tutto quello che c'è di buono. E se dici loro che poco ore prima avevano detto che sarebbe bastato un po' di pasta e un piccolo secondo, mi rispondono che, visto che c'è tutto quel ben di Dio, non possono fare a meno di non mangiare, oltretutto sarebbe un peccato.

E così fanno fuori, in men che si dica, quattro o cinque ore passate ai fornelli!

Qualcuno potrà pensare che io cucini solo di domenica, invece il giorno dopo parte di nuovo la maratona, almeno due ore prima di pranzo. Il pranzo sarà meno elaborato ma sempre di ottima qualità. E se qualche volta si va al ristorante, per spezzare la routine, al ritorno mi mancano i miei piatti, la mia cucina curata anche per la scelta degli ingredienti, a cominciare dall'olio. E mi chiedo cosa ci abbiano fatto mangiare. In aggiunta la mia cucina sembra quasi inospitale, mancano gli odori e tutto ciò che resta nell'aria anche dopo aver pulito alla perfezione.

Cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia, secondo Harriet Van Horne.



Nessun commento:

Posta un commento

Per aggiungere "Il mio sole" ai tuoi Blog e Siti Preferiti del web clicca questo rigo!

Benvenuti nel Blog dell'artista Filomena Baratto.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Filomena Baratto è presente anche sul sito artistico Dimensione Arte.

Cerca nel blog