La felicità è una direzione

 


Ci sono persone che ci travolgono con la loro vitalità e altre che ci intristiscono con il loro approccio alla vita.

Dovremmo essere fortunati a trovare sempre quelli della prima categoria e invece sono i secondi a viverci accanto o incontrare di frequente.

Il carattere dice molto e spesso non ci rendiamo conto che il nostro essere influenza chi ci sta intorno. Mostrare un approccio sereno e gioioso verso la vita ne vale della nostra relazione con gli altri. Spesso una buona cultura e conseguente educazione forniscono un buon carattere, ma non sempre lo garantiscono. Si incontrano persone di malumore e biliose, colte o meno che siano. Ciascuno di noi è responsabile di chi ha accanto, di ciò che apprende da noi: i nostri comportamenti, pensieri, azioni, coinvolgimenti possono rivelarsi fondamentali per l'altro, che sia un amico, un vicino, un figlio, un parente, chi ci sta affianco.

Molti usano gli altri solo per scaricare le loro tensioni di conflitti irrisolti come se fossero contenitori in cui infilare la loro insofferenza. 

Alcuni lo fanno inconsapevolmente, ma altri ne sono ben coscienti e l'intenzione è proprio quella di fare del prossimo una cavia. La persona più vicina diventa il secchio dove buttiamo continuamente cattiverie, offese, negligenze. Sembra che ognuno si scelga il martire cui ricorrere quando è incapace di controllare la sua avversione alla vita con una carica di negatività pericolosa.

In questo caso non relazioniamo con gli altri ma gli tiriamo addosso quello che di peggio abbiamo.

La felicità è uno stato più che un fatto che accade, e se non siamo felici con noi stessi, contenti di esserci, di quello che ci vive intorno, di quello che abbiamo, di ciò che facciamo, saremo persone aride per gli altri.

Ci sono pessimismi che partono già a prima mattina, facce appese senza aver fatto o visto nessuno, chiamarsi il peggio prima ancora di vedere il sole. Questo atteggiamento lede principalmente chi ne è portatore. Produce malumori, tensioni, cattiverie, offese che, una volta attuate, possono rivelarsi responsabili dell'infelicità altrui.

Per questo bisogna accerchiarsi di cose e persone positive: la lettura di un buon libro, un buon film, una persona sincera, abitudini sane, tutto ciò che contribuisce a fornirci un armonioso equilibrio interiore. Se lo siamo noi, lo saranno anche quelli intorno a noi. La felicità e lo stare bene sono contagiosi e siamo responsabili  del nostro campo gravitazionale: chi ci influenza e chi influenziamo. È una catena, la felicità, qualcosa che contagia e dobbiamo investire forze e volontà per renderla attuabile. Produrre pensieri solari è per un verso dovuto al nostro carattere ma per un altro alla volontà di correggersi quando le nostre idee non ci piacciono. Quelli negativi vanno cancellati, creando un database di idee chiare, forti, interessanti, piacevoli che contribuiscono a fornirci la nostra piccola felicità. 

Tra le cose negative bisogna spezzare tutto ciò che ci fa star male, ci opprime, ci distrugge mentalmente, ci rende indifferenti, bui, tristi, pesanti.

La via per la serenità è data da piccole cose: come una giornata di sole, la bellezza di un mare invitante, la vista un amico atteso, una passeggiata solitaria benefica, un silenzio in cui incontriamo ricordi piacevoli, un aiuto a qualcuno, la gentilezza a cominciare con noi stessi. Vivere secondo il nostro essere e non per quello che gli altri ci chiedono. La felicità è fatta anche di scelte, un passo dopo l'altro lungo il nostro percorso. 

La felicità è una direzione, non un luogo, come dice l'autore giapponese H.Murakami

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