Karim e il diario di guerra

 



Sulla pagina di ieri, The Guardian pubblica il diario di Karim a Gaza. Karim ha poco più di vent’anni ed è infermiere. E’ stato sfollato, a causa della guerra, per ben 13 volte con la sua famiglia.

Il ragazzo ha fornito  un diario di un mese. Tra le sue pagine si legge la sfiducia nei confronti di chi dovrebbe prendere in mano le sorti della guerra. Sono 2 milioni per un territorio meno di 20 kmq, come dire che vanno incontro alla morte lentamente. Riporta a questo proposito una frase di Golda Meir che una volta disse: "Forse col tempo saremo in grado di perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli, ma sarà più difficile per noi perdonarli per averci costretto a uccidere i loro figli". 

Nella giornata del 18 agosto conta circa sei razzi nel cielo, sotto il cui fuoco resta solo cenere. E per questo ha smesso di contarli. È attanagliato dal panico e ogni giorno è uno in più di sopravvivenza. I suoi genitori si rifiutano di abbandonare la loro casa e in giro c'è un'aria di aggressività: le persone sono provate da due anni di repressioni e sono diventate egoiste, cercano di fare affari e trarne benefici anche dalla guerra.

 Karim afferma: "La cruda verità è che gli israeliani non sono mai stati timidi riguardo ai loro obiettivi: 'Distruggeremo Gaza'. L'hanno fatto. 'Entreremo a Rafah'. Tutti gli occhi erano puntati lì. Cosa succederà dopo? Gaza City, casa mia. Sarà svuotata, diventerà una landa desolata come Rafah. Sto rubando qualche giorno di tranquillità ora - una breve, fragile pace che mi sono guadagnato."

Karim si stabilisce in un garage, le cui pareti sono fatte di teloni di plastica e con lui vanno a vivere anche i suoi genitori. La gente non vuole lasciare le proprie case, preferisce morire. Il giorno 9 settembre c'è un raid anche contro il Qatar, con la più grande base americana in medio oriente.

Il 15 settembre è il compleanno di sua madre e certamente non può festeggiarlo come nelle foto che ha ancora sul telefono del compleanno del 2022, dove c'è la sua torta preferita: una cheesecake. Per quella occasione le regalò una copia di "1984" di George Orwell, che purtroppo è stata bruciata nel 2023 per farne fuoco per il pane. Karim si chiede che cosa penserebbe Orwell se fosse adesso lì. Immagina il suo perdono. Non c'erano alternative. Adesso Karim non ha i soldi per la torta a sua madre e tutto ciò che può offrirle è un bacio.


Il 21 settembre hanno riconosciuto la Palestina come stato il Regno Unito e l'Australia. Tutto a un tratto si comincia a parlarne, tutti ne parlano, come se avessero visto solo ora. Per Karim sono ipocriti. Il 25 settembre, per strada un uomo crolla a terra e muore. La morte è diventata una routine, per cui nessuno più ci fa caso. Assuefarsi alla morte è peggio che morire.

La sua giornata è una corsa alla sopravvivenza: deve ripararsi dal freddo, procurare da mangiare per lui e i genitori, darsi da fare a trovare una via d'uscita a quel malessere e tensione che tutti provano. Ma si chiede come sia possibile se sono state distrutte le loro identità: non ci sono più documenti, niente passaporti, niente internet. Chi sono senza alcuna identità?



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