Chi ha paura del bosco?

Il bosco è, per antonomasia, il luogo delle fiabe, dove abbiamo lasciato i personaggi della nostra infanzia, è il luogo dove ci si smarrisce, dove è difficile trovare la strada del ritorno.

Nel bosco prende inizio la Divina Commedia, dove Dante perde la strada del bene tormentato dal peccato; sempre nel bosco Adamo ed Eva perdono il loro paradiso in seguito alla loro superbia nel voler emulare la potenza di Dio. E' stato il luogo di grandi romanzi come Cime tempestose di Emily Bronte o Ivanhoe di Walter Scott, per citare solo alcuni titoli a me cari. Chi può escludere dal suo immaginario un luogo così sacro e così profano al contempo?

Ancora oggi il bosco fa paura: tra le ombre della fitta boscaglia del monte Faito, fu rapita Angela Celentano e da allora è deserto intorno a questa vicenda e chi si accinge a varcare le soglie del monte vede ancora lo svolgersi della vicenda e non fa altro che leggere sui tronchi degli alberi il suo nome, proprio come Orlando che, alla vista dei nomi di Angelica e Medoro nel bosco, impazzì per il dolore; un altro mostro del bosco è il fuoco che, con i suoi incendi dolosi, ha distrutto il nostro paesaggio, deturpando versanti interi di montagne; e ultimamente sempre nei boschi del monte Faito il mostro ha vesti più naturali, quelle di piantagioni di canapa che risulterebbero innocue se non sapessimo degli effetti che la droga provoca sui giovani. Mostri antichi e nuovi, paure ataviche e moderne, fiabe e leggende, miti nordici e mostri viventi popolano un luogo che nel tempo si è caricato sempre più di nuovi significati.

Ci piacevano di più le nostre fiabe raccontate da bambini, che contenevano il bosco, quando i nostri occhi si sgranavano al giungere del lupo o dell'uomo nero nel bel mezzo della storia, e una volta finita, ci si addormentava smorzando le paure, pensando che i grandi avessero esagerato. Spesso, da bambina, mi affacciavo nel viale dei miei giochi per trovare l'uomo nero che, di volta in volta, lo vedevo in un adulto che mal sopportavo.
Il bosco mi ha lasciato, oltre alle paure e ai suoi personaggi, i suoi colori, i suoi profumi e i suoi rumori e lo stupore che non era mai abbastanza per me. Sento ancora il bruciore delle mie narici provocato dal profumo dei rovi selvatici e delle erbe sparse lungo i sentieri e non staccavo facilmente lo sguardo dai germogli verde smeraldo o dagli aceri rossicci autunnali, dai puntini multicolori dei fiorellini sparsi per il prato e dai larghi steli di fili d'erba fresca. Per abbracciare tutta la natura mi stendevo sul prato e guardavo il cielo con le braccia aperte a voler chiudere in me tutto quello splendore.
Mi chiedo, in questo caso, se l'uomo nero si sia mai inebriato, ubriacato delle mie stesse sensazioni invece di perdere il suo tempo a spaventare, se abbia mai provato a riconoscere la levigatezza di un sasso dalla ruvidità di un'aspra roccia e se abbia mai notato le ombre e i raggi del sole filtrare attraverso i rami degli alberi carichi di foglie e di frutti. Dubito che si sia mai posto in ascolto del silenzio del bosco, interrotto solo dall'armonia dei richiami degli uccelli, dal mormorio delle sorgenti, dalla ghiaia che si scompone sotto i nostri passi o ancora dal fruscio delle foglie accarezzate dal vento. Vorrei insegnargli a vivere la bellezza della vita che ci circonda e che i nostri occhi ingordi o distratti non riescono a vedere. Privato di tanta bellezza, l'uomo nero, nell'incapacità di discernere, opera in modo maldestro, tanto da fare paura. Ancora una volta il male si nasconde nel bosco, trasformandosi in qualcosa di non molto diverso dall'uomo nero di quando eravamo bambini.

1 commento:

  1. ciao mena, allora penso di essere molto fortunata ,perche'sono esattamente quarant'anni che vivo il bosco tutti i giorni,per me rappresenta colui il quale conosce la parte piu' intima e nascosta dei miei pensieri,l'amico che tutti dovrebbero avere,a cui tutto puoi confidare e che mai ti tradira'... passeggiare per i suoi sentieri, per me e' fonte di vita.

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