Dipinto di F.Baratto
Mi piace andare per i sentieri in autunno e respirare l'aria che sa di fresco, col fruscio delle foglie che accompagna i passi e con lo splendore dei colori così intenso da addolcire lo sguardo. E' questo un piacere che ho maturato crescendo.
Da bambina, in autunno, cadevo in depressione, quando, girando nei viali, nelle stradine e nei campi, dove si svolgeva la mia vita alla fattoria della nonna, guardavo lo strazio delle foglie dei noci dai colori bruciati, con malli secchi e gusci sminuzzati, distesi sotto gli alberi, mentre le chiome sfrondate lasciavano filtrare i pallidi raggi del sole.
Lungo i viali della vigna, le foglie creavano piccoli cumuli, che il vento facilmente portava via, e i miei nonni bruciavano gli sterpi nei campi proprio come ho letto nelle poesie di Pascoli e Carducci. La mia tristezza era dovuta alla perdita dei colori nei campi che mettevano il buonumore solo a guardarli; a quella nebbiolina che di primo mattino e all'imbrunire dava un senso di tristezza e di fresco; ai silenzi che a tratti mi spaventavano. Si perdevano anche i suoni, restavano i profumi del mosto, delle marmellate appena cotte che si spargevano per l'aia, nel cortile e nella strada.
Il profumo di nocillo, il liquore estratto dalle noci, restava per giorni nell'aria e andava via quando i frati del convento di San Francesco venivano a ritirare le provviste portandosi dietro quelle scie di aromi. Cotogne, fichi, noci, castagne davano un profumo delizioso e spesso ammazzavo il tempo sgranocchiando tante prelibatezze. Mio nonno ammassava le carrube nella cantina e io spesso mi sedevo su di un tino a mangiarne tante da farne indigestione e quando lui mi scopriva, mi diceva:" E' qui la puledra?" E io ridevo così tanto, per essere stata scoperta, da farmi venire il singhiozzo.
Ho riscoperto il valore dell'autunno col tempo, quando una nuova visione di vita, mi ha fatto ricredere sulla mia malinconia autunnale. I prati non mi sono più apparsi bruciati ma in attesa di cambiare abito, ed è riposante la distesa secca, dopo i bagliori estivi.
Che dire dei colori delle montagne che da verde veronese acquistano i colori di pallidi arancioni, accesi rossi e dal beige al terra bruciata. C'è bisogno di questa tregua, di questa dolce calma per riflettere i cambiamenti delle stagioni e mentre da bambini i cambiamenti sono così lunghi e netti, col tempo si accorciano e ci invitano a cogliere anche i nostri. Penso di amare l'autunno da quando ho riscoperto il suo valore e l'ho vissuto sul mio corpo che vive, cambia e si arricchisce col tempo, così come la luce dei miei occhi che acquista una maggiore intensità ad ogni stagione che passa.
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