Arsa si erge a botte,
sulla sua groppa una formica
va per tornanti.
Arsa, nemmeno l'ombra
della vita, ma percorrendola
crolla la torre
di un castello.
Cade giù frolla,
terreno ritorna.
La formica manca
e la sera la riempie di ombra.
Zolla eri, alta e tonda,
ora solo granelli
umidi e freddi.
Zolla sono,
come te friabile,
un momento castello
e un altro ponte,
e poi vuota
o cammello con la gobba.
Chi sono, mi chiedo,
forse zolla
o forse niente.
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