Le persone prese individualmente sono tutte amabili, brave,
affettuose. Provate a osservarle davanti agli altri in nostra presenza, noterete
una differenza notevole: distaccate, lontane da quelle che credevamo. In questa
circostanza emerge il loro vero carattere. Come si spiega questa
trasformazione? Una forma di difesa o un doppio atteggiamento? Solo poche persone,
nel corso della vita, non mutano posizione nei nostri confronti e noi nei loro.
Tutte le altre oscillano continuamente tra alti e bassi. Così di quelle che
collochiamo in alto, a torto o a ragione, ne giustifichiamo ogni loro ipocrisia.
Riusciamo anche ad assumerci responsabilità non nostre. I rapporti scemano senza
alcun motivo apparente, lentamente. Le motivazioni
vanno ricercate tra pregiudizi, interessi, cattiva comunicazione, invidia…E succede
che molti tramutino nei nostri confronti la loro simpatia in antipatia e
viceversa senza spiegarcene il motivo. Il nostro percorso di vita è in continua
collisione con gli altri al nostro passaggio e solo dopo, a fatti accaduti, siamo
in grado di capire gli eventi. Si sovrappongono interferenze e interpretazioni continue
cui diamo un valore sempre soggettivo.
L’altro giorno, tornando a casa, ho fatto questa riflessione
appena ho spento il motore dell’auto in garage. Tutto per aver visto un
cambiamento di una persona che non riconoscevo più. Nei suoi occhi ho notato
qualcosa di diverso dal solito, una sorta di prepotenza mai vista prima. Forse
sono stata io a leggere male in quegli occhi trovandomi oggi in una situazione
diversa da prima. E voglio continuare a vedere quella persona con gli occhi di
una volta, ma non è facile. Ci sono amici che mentre ci trattano in modo
fraterno, poi, soprattutto al cospetto degli altri, si comportano con sussiego.
A stento salutano, volgono lo sguardo altrove, come se avessero subito un torto
irreparabile. E poi ci sono quelli che se non ostentano l’esercizio del loro potere,
proprio non sanno vivere. Alcuni scambiano le loro funzioni pubbliche per un
fatto privato. In mezzo agli altri prevale il bisogno di apparire, il sottile
piacere di mettere in difficoltà il prossimo.
Il vero rapporto non si
rivela quando siamo al cospetto dell’altro e ci diciamo belle parole e tanti
bla bla bla. Una persona si conosce meglio nell’esercizio delle sue funzioni,
quando può più facilmente calpestare il prossimo. E’ allora che rivela la sua
vera personalità. E’ rispettoso? Mostra empatia? Si rende conto delle reali difficoltà
in cui ci si trova? Ci dev’essere una corrispondenza tra chi siamo e come ci
comportiamo, sempre. Il sopruso è il peggior modo di presentarsi. Spesso si
diventa come bandiere al vento. In questi casi tendiamo a giustificare
l’accaduto dicendo che abbiamo capito male, che siamo poco attenti alla realtà.
Ci sono persone ancora più sottili, fingono in privato e in pubblico nei nostri
confronti. In quel caso ogni rilevazione è una bugia. E molti vivono così.
Proviamo a giustificarli e peggioriamo la situazione. Può accadere, invece, che
gli altri cambino nei nostri confronti volutamente, in quel caso non bisogna
farsi troppi giri di mente, vuol dire che non hanno più bisogno di noi e non
bisogna darci peso. Sta a noi decidere se attendere che passi il momento o
chiudere il rapporto. E nel frattempo possiamo cambiare noi proprio per quello
che abbiamo ricevuto. In ogni caso bisogna temperare il cuore con la mente e
non lasciarsi trasportare troppo dal sentimento o solo dal ragionamento. Funziona
molto meglio la nostra immaginazione che tante congetture. Dove non arriva la
logica, funziona il nostro modo di trasformare la realtà attraverso l’arte di
vivere.
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