Sul quotidiano"La Repubblica "di ieri ho letto l'articolo, nella pagina della cultura," sull'intellettuale inorganico" di oggi, e non ho potuto fare a meno di una riflessione.
Sono andata a ritroso nel tempo fino al 1921 quando Gramsci parlava di "intellettuale organico". Egli vede gli intellettuali dei mediatori di cultura e di consenso sociale: la storia degli intellettuali mostra come la loro funzione sia tanto più incisiva quanto più sono organici ad una classe sociale e, attraverso il loro lavoro, si costruirà così l'egemonia della classe di cui sono espressione. Dopo un secolo siamo giunti alla conclusione che l'intellettuale, pur nascendo in un ambiente organico, diventa poi inorganico poichè non scrive più e non riceve più dalla carta il riconoscimento del suo status, ha subito una trasformazione radicale ed è cambiato il suo modo di fare testo, documentandosi sul web. Un intellettuale è tale se trasmette la sua attività critica e questo presume un rapporto continuo,tra chi scrive e chi legge. Pur essendo cambiati i tempi siamo ancora legati ad un retaggio culturale e storico secondo il quale la cultura è di sinistra , le invettive sono di destra. In proposito c'è una canzone di Gaber molto bella che esprime questo concetto.L'intellettuale vero, ancora oggi ,ha bisogno di fonti sicure per documentarsi, che non possono essere fornite solo dal Web, ma devono fondarsi sulla sua conoscenza e cultura costruita nel tempo, attraverso fonti librarie e ricerche, e leggere e scrivere manualmante sono funzioni ancora esercitate a livello scolastico, anzi, in questo campo sembra che ci sia stato un passo indietro. La cultura è un bagaglio e non solo di nozioni, non la si può quantizzare ma solo arricchire, è fatta di esperienze e di aggiornamento continuo dove il web rappresenta un confrontarsi e non una certezza assoluta. Se poi questa finestra sul mondo è il luogo dove si trasmette anche la cultura , è solo un andare a passo con i tempi e seguire il progresso che è fatto di auditel e consensi dai quali non possiamo più esimerci. E' cambiato piuttosto il modo di fruire della cultura e l'intellettuale inorganico è tale anche per essere inserito in una società in piena confusione di ruoli e di poteri.
La politica è fatta più di poteri economici da gestire che da persone che dirigono e non c'è il bisogno di trascinare le masse da un punto di vista culturale, esse sono piuttosto gestite dal consumismo e dal dio denaro che talvolta prende il posto anche degli ideali.
L'uomo di cultura resta sempre un potere da gestire perchè sa, detiene una forza e una conoscenza che non può essere comprata. In un mondo globalizzato non abbiamo fatto i conti con il tempo che fagocita tutto e questo favorisce microsistemi dove ci si aggrega in base ai propri interessi. Anche l'uomo di cultura si adegua, ma il vero intellettuale è un uomo libero, innanzitutto, che pensa con la sua testa, che non si lascia trasportare, che non baratta la cultura per il potere, che sa ciò che vuole.La caratteristica dell'intellettuale di oggi la vedo piuttosto in questa dispersione di casta che non può trainare più nessuno . E' cambiato il modo di fruire della cultura: tutto è fatto da questa finestra affacciata sul mondo, dove ciascuno prende e immette in uno scambio continuo. Non dimentichiamo che la cultura è fatta di conoscenza che vuole i suoi tempi e solo chi sa può usufruire in modo rapido dei mezzi moderni. Il web non facilita le cose ma le velocizza a favore dell'intellettuale che comunque vedo essere un privilegiato. Per Gramsci ogni uomo, a suo modo è intellettuale poichè in lui coesiste l'homo faber e l'homo sapiens, ma non tutti gli uomini, nella società, hanno funzione di intellettuali.Il vero intellettuale è colui che, pur non avendo un padrone, riesce a smuovere le masse con la forza delle sue idee.
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