Mi sono imbattuta in questa tecnica giapponese quando una mia conoscente, entusiasta, voleva approntare questa sorta di guarigione su di me, da cosa poi non lo capii. Ma fu allora che, insospettita per la sua insistenza, approfondii.
Il Reiki è una pratica, che molti chiamano medicina, con cui si cerca di stabilire l'equilibrio dei vari livelli di cui è formata una persona: fisico, mentale, emotivo e spirituale, attivandone l'energia migliore.
La parola reiki, formata da rei che significa forza spirituale e ki forza interiore, indica un riconnettere la nostra forza a quella dell'universo e creare in noi l'armonia necessaria per disporre di un corpo e una mente in perfetto equilibrio. La pratica prevede quattro livelli di apprendimento attraverso momenti fondamentali come il trattamento base, l'auto trattamento, il trattamento veloce e l'equilibratura dei chakra. Le lezioni insegnano a gestire la forza dell'universo in relazione a quella di ciascuno di noi. Chi esercita la pratica è un maestro che socchiude leggermente le mani con braccia tese a una decina di centimetri dal corpo da trattare per una decina di minuti, il tempo necessario per il passaggio di energia. Il lavoro si svolge su più parti del corpo e la seduta rientra nelle due ore. Ogni trattamento medico o similare, per essere accettato deve avere un suo principio, una storia che ne attesti il percorso.
La storia del reiki nasce nel 1865 con il giapponese Mikao Usui. Tutto ebbe inizio quando nell'università cristiana dove insegnava, uno studente gli chiese come Gesù avesse potuto fare miracoli. Il professore non sapeva cosa rispondere ma fu la molla per mandarlo in giro a cercare qualcosa che andasse bene come risposta. Si laureò in medicina a Chicago e tornò in Giappone. Qui rimase per tre settimane sul monte Kurama a meditare e a digiuno. Per avere cognizione del tempo che passava si munì di 21 sassi e a ogni sorgere del sole ne buttava uno giù. L'ultima pietra ritornò a lui sotto forma di luce colpendolo alla testa. E trovò la sua risposta: quella luce non era altro che forza divina e universale con il potere di guarire e fare miracoli. In seguito aprì a Tokio una clinica.
Un maestro reiki afferma che tutte le malattie nascono da uno scompenso fisico o psichico e, secondo un oncologo, il cancro infatti è prodotto da una mancanza d'amore e che una dose di tre abbracci al giorno potrebbe curare. Intanto il reiki non va fatto alla testa, all'ombelico e ai malati di cancro alla spina dorsale. La pratica non è solo per l'uomo ma anche animali e piante. Chi diventa maestro reiki guarisce gli altri attraverso l'imposizione delle mani. Può avvenire da vicino e a distanza. Chi diventa membro deve pagare una quota una tantum alla società.
Secondo le notizie lasciate dal dottor Usui, la pratica risalirebbe a Buddha con una storia di più di 2500 anni. Come è possibile possa risalire a un'epoca così lontana se i corsi di reiki si apprendono in un fine settimana.
Ma il reiki, tra scetticismo e attrazione, ha i suoi adepti sparsi in tutto il mondo. La stessa pratica effettuata con le mani ha il suo fascino. Da sempre le mani hanno il potere di trasmettere emozioni ed energie positive, anche per la religione cristiana l'imposizione delle mani ha il significato di infondere calore e amore, e da qui il suo valore terapeutico. Ma nella stessa religione cristiana chi impone le mani deve essere una persona pura e di grande spiritualità per far sì che il tocco abbia la sua efficacia.
Secondo la filosofia taoista se un uomo non è all'altezza di quel compito ma usa i mezzi giusti, questi agiscono in modo sbagliato.
Il reiki, pur riferendosi al potere delle mani come mezzo di guarigione, ha dato al tocco il significato di un'azione magica, travolgendo alcune verità, mettendo a segno un metodo che tutti possono apprendere al di là delle loro qualità.
Intanto il reiki riscuote grande successo, poiché la forza interiore di ciascuno ha i suoi cedimenti e il fisico le sue cadute, e nei momenti peggiori ci si affida a tutto ciò che può essere di aiuto in quel momento. E se questo può servire a trovare la guarigione, può essere un'esperienza positiva.
 
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